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                         Viviamo in un mondo fatto di impegni… migliaia di impegni…  facciamo  finta che sia normale ma non è così… Ogni viaggio ha la sua storia che porta con sè speranze e desideri, e capire cosa vogliamo in base a quello che cerchiamo è importante. C’è nell’immaginario, soprattutto quello della mia generazione, ma anche nelle domande che ricevo,  la possibilità che possa esistere un’altra vita lontano da tutto e da tutti in qualche angolo sperduto, per ricominciare … Non lo so … Ma,   dobbiamo sempre alimentare i nostri sogni e star loro continuamente addosso, accarezzarli,  investirci molto tempo… ma voglio ricordare a tutti che viviamo nel paese più bello del mondo, quello che ha regalato all’umanità l’arte più bella, lo stile più raffinato, l’abbigliamento più elegante e i cibi più gustosi …  a volte non serve cercare paradisi in luoghi sperduti,  ma riuscire a vederli con occhi nuovi.


Questo viaggio lo voglio cominciare da Tula, che viene considerato un sito archeologico secondario, poco raffinato e nemmeno particolarmente antico ( gli si attribuiscono poco più di 1000 anni) … ed è vero… ma voglio cominciare da qui per quello che questo sito ha rappresentato, legato a un’epoca molto più remota, fuori dal tempo e dalla storia, con un nome avvolto nella leggenda: la mitica Tollan. A  volte quando le storie finiscono le leggende continuano in segreto, scorrono come fiumi sotterranei per poi un giorno riaffiorare in  superficie … e quì, nell’antica Tollan,  avvenne la battaglia cosmica  tra Tezcatilpoca, il male,  e  Quetzalcòatl, il bene. Battaglia che vide la vittoria delle forze del male il cui culto esigeva sacrifici umani. Gli antichi manoscritti o codici narrano della fuga via mare verso est di Quetzalcòatl,  promettendo un giorno di tornare … 


Sono seduto sulla cima della piramide … (piramide B) e guardo quella che fu la capitale dei Toltechi. Popolo assetato di sangue che praticavano regolarmente sacrifici umani convinti, così facendo,  che il sole continuasse a sorgere… Usanze riprese successivamente dagli Aztechi e portate a limiti assurdi.




 Il sole stenta a farsi largo tra nuvoloni neri.  I falchi con le loro aperture alari compiono acrobazie  geometriche tra le nuvole, e io mi guardo intorno. Davanti a me una piramide parzialmente sepolta ( piramide C ).  Alcuni archeologi hanno osservato un’aspetto interessante: le piramidi B e C  ripropongono la medesima posizione che a Teotihuacan hanno le piramidi del sole e della luna.



 Alla mia destra un’arena per il gioco della pelota dove in altre epoche le squadre si contendevano una palla e dove gli sconfitti venivano decapitati. Per dimensioni è la  seconda  della Mesoamerica. In origine era completamente rivestita di lastre scolpire dalle quali emergevano gli anelli.





Del  palazzo  Quemado, attiguo al Gran Vestibulo,  rimangono solamente numerose colonne. Lungo il muro decorazioni raffiguranti guerrieri e serpenti piumati.






Sulla cima della piramide era collocato il tempio, ora distrutto, del quale rimangono solo gli Atlanti…


 Gli idoli alle mie spalle hanno un’aria severa. Vengono chiamati “Atlanti”.  I loro scultori li hanno dotati di visi duri, privi di compassione e di emozioni. Oggi rimane poco di quello che doveva essere la stupenda e grandiosa capitale tolteca. La città rivela una certa modestia nella costruzione anche se in realtà sono presenti tutti quegli elementi che rivoluzioneranno  la concezione  architettonica negli anni a venire.





Siamo a Città del Messico.  Si è portati a pensare che qui un tempo non esisteva nulla, ma non è così. Cristoforo Colombo, quando sbarcò nel nuovo mondo, non trovò città. Cortes quando arrivò sull’altopiano messicano non credette ai suoi occhi : davanti a lui comparve una città stupenda, della quale nessun viaggiatore e nessun libro sacro aveva mai parlato.  Una città costruita su un lago con giardini pensili, mercati, ampie strade.


 Il suo re, Montezuma II, era discendente diretto di un dio che governava il sole e la luna, i morti e i vivi, e dall’inponente tempio Teocalli sull’altare in cima alla piramide offriva ogni anno ai suoi sudditi l’onore di essere sacrificati alla divinità, strappando loro il cuore. Le cronache riportano che Ahuitzotl, l’ottavo e più potente re della dinastia azteca, celebrò la consacrazione del tempio con 4 file di prigionieri accanto a squadre di sacerdoti, i quali impiegarono 4 giorni per ucciderli tutti. Quella volta in un unico rito vennero trucidati 80 mila prigionieri.


Montezuma non ebbe dubbi, quando gli comunicarono che uomini provenienti dal mare si stavano avvicinando,  che la profezia si stesse compiendo e che colui che stava arrivando era il serpente piumato Quetzalcòatl,  lo stesso che scappò via mare dopo assere stato sconfitto nella battaglia cosmica tra il bene e il male a Tollan. La convivenza con gli Spagnoli durò alcuni mesi … quello che accadde dopo è storia. La città fu rasa al suolo. Cortes volle che la nuova città, la sua città, fosse costruita sulle rovine dell’impero di Montezuma e così che nacque Città del Messico con il suo Zocalo e la sua Cattedrale.






 Ma nella realtà la vecchia città non è mai morta. Qui una volta c’era qualcosa di molto grande che è stato distrutto. Ogni scavo porta alla luce testimonianze di un grande passato : la grande pietra del sole, altari simboli dell’età preispanica, i resti del grande tempio…






Ad ogni ciclo del calendario il tempio Mayor veniva rinnovato, e questo avveniva ogni 52 anni. Era come dotarsi di un pelle nuova, una successione di strati … a cipolla.





Il palazzo presidenziale voluto da Cortez come sua residenza sorto sulle ceneri del  palazzo di Montezuna.


All’interno Diego Rivera, pittore ufficiale e  dirigente comunista, ha rappresentato tutta la storia del Messico affrescando intere pareti.    Si parte nell'epoca precolombiana per passare all'invasione spagnola …



…per poi arrivare ai grandi scioperi ed alla rivoluzione. Rivera lavorava spesso con una pistola infilata nella cintura per difendere l’arte rivoluzionaria dai reazionari. Il maestro incanta per la grande capacità di individuare quello che ha caratterizza la storia della sua nazione.



Mi piace la vivacità di questo quartiere nei pressi della Basilica di Nostra Signora di Guadalupe.  Qui tutto è organico. E’ un quartiere vivo, pulsante, ricco di colori e intriso di odori di cibo, e gli edifici sembrano avere ciascuno la propria identità …


… invocano la libertà dell’anima, anime libere, fantasmi liberi …


…. si chiamava Diego e un giorno raccontò al vescovo di aver visto laMadonna proprio nel luogo in cui gli Aztechi adoravano la dea della fertilità. Il vescovo dubbioso chiese a Diego una prova di quello che diceva. Diego tornò il giorno dopo, srotolò il suo poncio dal quale caddero a terra fiori mai visti, e con impressa nel tessuto la figura della Vergine di Guadalupe la quale disse a Diego di essere la Madre dell’America. La Madonna aveva una carnagione scura, non bianca come quella degli spagnoli. E così che nacque il santuario, la fede ed il cattolicesimo messicano … con una Madonna dal volto leggermente indio.



È  la Mecca dei latinoamericani. Questa piazza raccoglie fino a due milioni di fedeli. Ci sono migliaia di persone: vecchi, coppie, singoli, gruppi, bambini appena nati, storpi, ciechi e le immancabili scolaresche in divisa. Tutti vengono a pregare la Vergine. Sul fondo il dipinto miracoloso, proprio sopra l’altare...



… guardo queste figure che mi scivolano davanti a passo di danza e penso a quel  miracolo … che non c’è mai stato … a quel Diego che non è mai esistito … penso all’intelligenza dei  gesuiti spagnoli nel sostituire una divinità con un’altra : la madre di Dio al posto della dea della fertilità, classico sincretismo applicato qui come in tutta l’America latina …ma questa è un’altra storia….





Sono un po’ emozionato ad essere qui a Teotihuacan. Gli antichi manoscritti che sono giunti fino a noi parlano di una Quarta Epoca del mondo finita in modo orribile,  fu allora che gli dei si riunirono a Teotihuacan la città degli dei … un luogo magico … per decidere chi di loro sarebbe diventato il nuovo sole per illuminare il mondo. Poi un giorno intorno al 750 d.C  tutti gli edifici vennero riempiti da detriti,  la città, i  templi e le sue piramidi seppelliti da tonnellate di terra e roccia,  e per ignoti motivi … abbandonata.




Il Tempio del Serpente Piumato è una piramide dalla quale emergono eleganti elementi decorativi quali : teste di serpente che fuoriescono da un motivo a petalo, un copricapo dalla testa di un serpente stilizzato. Durante gli scavi furono trovati fino a duecento scheletri utilizzati come vittime sacrificali per la consacrazione del tempio.





Sono sulla cima della Piramide della Luna e lo spettacolo è imponente. Da questo punto si comprende facilmente il rispetto reverenziale con il quale gli Aztechi consideravano questo antico sito. Osservo il Viale dei Morti che si sviluppa tra templi e palazzi … ma sembrano briciole rispetto all’inponente Piramide del Sole.


Costruita su una grotta lunga un centinaio di metri che termina sotto la sommità della Piramide del Sole. La cosa non è casuale ma carica di straordinarie valenze cosmologiche secondo i sacerdoti di Teotihuacan.



La Piramide del Sole è una delle più grandi e imponenti piramidi del mondo. Le fonti collocavano un grande “idolo” sulla sommità della piramide che rimase fino all’arrivo degli spagnoli e che fu distrutto successivamente su ordine del vescovo di Città del Messico.




Il Palazzo di Quetzalpapalotl, stupenda residenza sacerdotale. I pilastri in pietra erano interamente ricoperti da bassorilievi.








Alcuni reperti che ritengo imperdibili fotografati nel  Museo Antropologico di Città del Messico: Coatlicue,la dea della terra. Ha una forma vagamente umana ma spaventosa. La testa composta da due teste di serpenti, anche la braccia sono serpenti, collana di teschi, cuori e mani recise e unite da viscere, dinanzi alla quale vennero sacrificate decine di migliaia di vittime. Non so chi l’abbia scolpito, ma è uno straordinario capolavoro artistico divinizzato in modo superbo.


Il disco di pietra del calendario azteco. Si possono notare gli 8 triangoli che rappresentano le varie parti del giorno. Altri simboli indicano i mesi della durata di 18 giorni uguali a quelli usati nell’Asia orientale.


Maschera funeraria di giada del re Pacal.


La grande maschera del dio solare Kinich Ahau.


Questo è definito il massimo capolavoro dell’arte olmeca precolombiana. Raffigura uno sciamano in fase di trasformazione. Incredibile come lo scultore ha saputo cogliere l’attimo, riuscendo a trasmettere la forte tensione che queste figure emettono.


Maschera del dio pipistrello formato da 25 pezzi di giada.


Nella Baja California  la Mexico 1 è una lunga lingua di asfalto che percorre tutta la penisola  tra il Pacifico e il Mare di Cortez, una strada che racconta i suoi paesaggi, le sue storie le sue leggende. L’epoca delle missioni costruite da gesuiti e dominicani per portare salvezza spirituale ma che con il tempo seminarono morte portando le malattie europee che fecero strage di nativi. Le leggendarie ostriche perlifere. Posti magici fuori dal tempo resi celebri da tanti film hollywoodiani. Oggi gli ultimi invasori sono i gringos, provenienti dal Nord America a svernare durante i loro mesi invernali sulle loro Harley-Davidson. Lungo le spiagge bianchissime stazionano immensi caravan in cerca di sole e di marlin, mentre altri come me campeggiano in spiaggia vicino ai fuoristrada facendosi baciare dal sole.




 La macchina avanza nel nulla, in un silenzio assoluto tra cactus  dalle forme bizzarre quasi extraterrestri...manca solo che spunti al galoppo Geronimo e la sua banda di Chiricahua … tutto intorno il vento che correndo tra le dune incontra il mare ….




Un punto di rifornimento e di sosta … in mezzo al nulla …





Un paesaggio di una bellezza imponente, una perfetta dolcezza di colori mista ad una violenza trattenuta, un mare blu cobalto sullo sfondo di un cielo azzurro in un contrasto di colori superbo…






La missione di San Javier de Viggè-Biaundò, situata tra le montagne, poche case in un paese sonnecchiante fuori dal tempo.  I falchi volano nel cielo compiendo evoluzioni ardite. Oggi questi edifici in mezzo al nulla costituiscono uno splendido soggetto fotografico ...  Un vecchio spazza il selciato, una macchina passa lentamente e qualche viaggiatore si aggira con aria spaesata.




La Paz, fondata da Cortez in persona. Nel 1535 sbarcò in cerca delle amazzoni e delle loro leggendarie perle. Le amazzoni non c’erano ma le ostriche perlifere abbondavano.




Espiritu Santo una delle tante isolette al lago di La Paz dove le rocce assumono forme strane modellate dalle onde oceaniche , con i leoni marini appollaiati su scogli.






La spiaggia di Balandra mi ricorderà la storia di un cellulare finito in  acqua …  è una piscina gigantesca, stupenda,  in una baia di acqua verde smeraldo avvolta da una spiaggia bianca dove i pellicani passano lenti a volo radente tuffandosi ogni tanto in picchiata in cerca di una preda.




Loreto, poco più di un villaggio, punto di approdo dei Gesuiti provenienti dal continente e punto di partenza della loro missione evangelica e civilizzatrice. Qui è stata fondata la prima chiesa dell’intera Baja California.






Mi piace guardare il mare … ma ancora di più mi piace ascoltarlo … quello che mi dice è un segreto tra me e lui … È un’esplosione di colori dall’azurro al blu intenso. Le onde che si infrangono sugli scogli hanno un suono così melodioso che sembra finto. Per quanto possiamo fare, è nulla in confronto alla grandiosità di questo posto ...





Tappa obbligata aTodos Santos ed all’hotel California reso famosodagli Eagles con l’omonima canzone che fa da colonna sonora allo slideshow di presentazione su You Tube in prima pagina.


Arriviamo a Cabo san Lucas. Alcuni viaggiatori provano qualcosa di speciale tuffandosi nel pacifico, altri sentono l’adrenalina scorrere facendo surf sull’onda perfetta ed altri ancora ci vengono per ammirare le delicate sfumature delle sue rocce arancioni e rosate, e poi c’è chi si dirige verso spiagge stupende e chi viene a godersi le perenni baldorie notturne, mentre un numero sempre maggiore di persone si reca in Baja California per non ripartire più …



Il mio viaggio si conclude qui, nella punta meridionale della Baja California:  Los Cabos, nata intorno ad una vecchia missione sui bordi della laguna. Qui approdavano i galeoni spagnoli, pescatori di balene, missionari,commercianti e pirati… ma furono dei piloti americani alla fine della seconda guerra mondiale a decretare la fortuna turistica del luogo.




Cabo San Lucas è il consumismo allo stato puro fatto ad uso e consumo statunitense … sono riuscito a resistere un’oretta … poi sono scappato. Gli yacht salpano per la pesca d’altura.  Baja California finisce qui, un pugno di faraglioni buttati in mare, ci si arriva in barca ad ammirate le imponenti scogliere di “El Arco” con la sua spiaggia …







 Il travolgente sviluppo turistico statunitense ha rovinato  un’intera fascia costiera  sotto una vera e propria coltre di cemento di ultra-mega resorts. Qui tutto è americano-statunitense. Tutti abbiamo delle immagini stereotipate di cose e persone. Ecco, l’immagine che ho io degli statunitensi è di un popolo composto per il 95 per cento da bigotti che fanno le cose più assurde e irrazionali … ma che sanno essere generosi, molto generosi ... ed il restante 5 per cento è sveglio … molto sveglio, ed è per questo che governano il mondo. Ma nui rurro qqb hwbnnHHHHNNNNNNNHHHonostante gli statunitensi il posto è stupendo e lungo la costa tra San Josè e Los Cabos è ancora possibile trovare immensi spazi di spiagge bianchissime completamente deserte.





A volte mi capita di riguardare i miei viaggi come in un vecchio album di fotografie. E come spesso accade mi ritornano in mente attimi, ricordi e un po’ di malinconia. Rivedo i vicoli di Kathmandu o soldati cinesi a presidio di Lhasa. Rivedo i templi di Angkor o il Taj Mahal al tramonto. La baia di Halong e la “Manhattan” di fango di Shibam, le chiese rupestri in Etiopia o i luoghi della mia infanzia… posti che non rivedrò più, vuoi perché troppo lontani o ormai impossibili da raggiungere o semplicemente ricoperti di asfalto o trasformati dal cemento. Quando penso a questi luoghi mi accorgo che il problema è solo nella mia testa. Nessun luogo è affascinante come la prima volta che lo vediamo, semplicemente perché non sarà più lo  stesso una volta visitato. Una buona parte delle meraviglie del mondo sta scomparendo, vuoi per disinteresse o altro…mi chiedo cosa possiamo fare per questi luoghi che si stanno sgretolando sotto i nostri occhi. La prima cosa da fare ovviamente è andarli a vedere, la seconda è proteggerli da noi stessi.